Durante il mio viaggio a Berlino lo scorso Dicembre (anno 2015) ho avuto modo di visitare alcuni dei punti e delle opere architettoniche più note di questa città.
All’arrivo all’aeroporto mi ha atteso un cielo grigio cupo, ma senza pioggia, che mi avrebbe accompagnato lungo tutta la durata del soggiorno.
La città quasi completamente distrutta durante il secondo conflitto mondiale, ha vissuto come noto per circa 40 anni, una fase in cui era divisa tra due Stati, Germania Ovest e Germania Est. In questo periodo, essendo lo stile architettonico dei due sistemi di potere differente, si sono sviluppate all’interno della città due tipi di architetture: più variegata e attenta alla tradizione quella nella vecchia parte occidentale, più rigida, austera, talvolta molto grigia quella della vecchia Germania est.
Mai comunque si è cercato di riprendere, o ricostruire in modo pedissequo quello che era presente prima della guerra. Il tentativo soprattutto durante i primi anni della ricostruzione è stato quello di creare una architettura, specie nella parte residenziale, che potesse avere in qualche modo un ricordo della vecchia città senza rinunciare all’idea di guardare avanti impiegando un linguaggio compositivo moderno, come se il passato fosse ormai una cosa da dimenticare e su cui non tornare mai più.
Dopo l’unificazione, con il crollo del muro di Berlino, la città si è trovata a dover fare un ulteriore salto in avanti nello sviluppo urbano, in quanto quasi tutto il quartiere centrale, chiamato “Mitte”, si trovava a ridosso della linea di divisione nella parte che era stata della Germania Est e non era mai stato ancora ricostruito.

Tra i monumenti principali, dislocati soprattutto nella parte centrale, spicca la porta di Brandeburgo, oggi perfettamente restaurata, alla quale sono stati affiancati una serie di edifici contemporanei, ben eseguiti, che riescono a dialogare con l’importante monumento storico, e rimandano alla tradizione seppur con un linguaggio assai filtrato e moderno.

Quasi tutto il centro rimane fedele a questa linea con tutta una serie di edifici che ormai delineano in via quasi definitiva la città nuova.
Questi edifici, tutti molto recenti, non sono mai troppo alti ma si sviluppano in ampi blocchi, con strade altrettanto larghe e offrono nell’insieme una situazione ambientale piacevole ma un pochino fredda.

Il fulcro della città nuova è la cosiddetta Potsdamer Platz, anch’essa interamente ricostruita, dove su un lato vi è un emiciclo e sull’altro si innalzano tre torri, che sono nel complesso tra le più alte della città.

L’effetto scenico è piacevole, ma forse non straordinario, visto che il luogo rimane comunque abbastanza dispersivo e prevalentemente di passaggio. La vita sociale si svolge in questa zona soprattutto all’interno del cosiddetto “Sony Center”, un edificio contemporaneo, con una copertura di grande effetto, che racchiude al suo interno molto ristoranti, bar e spazi ricreativi.

Sony Center

Poco più in là il buon complesso di Renzo Piano, e altre strutture prevalentemente destinate ad uffici o a centri commerciali.

Più viva e ricca di negozi è sicuramente la cosiddetta Friedrich Strasse, la via principale del Mitte e di Berlino stessa. Un lungo percorso dove, come avviene un po’ in tutte le vie principali del pianeta, si contendono gli spazi importanti marche legate soprattutto a generi di abbigliamento. E’ su questa strada e in quelle vicine che si trovano alcuni edifici che dal punto di vista architettonico rivestono notevole importanza e un fascino tutto legato alla città stessa. Tra questi spiccano le residenze di Aldo Rossi, geometriche e colorate, di cui ci torneremo a occupare nei prossimi articoli.

Aldo Rossi, Residenze – Berlino